“Renzo, salito per un di que' valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell'ottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino”. 387 anni dopo lo scenario è cambiato, il duomo è finito e l'urbanistica si è modificata, ma lo stupore di Renzo davanti alla magnificenza del simbolo di Milano non solo si può immaginare, ma anche provare sulla propria pelle, quando i piedi cominciano a toccare gli ultimi scalini dell'uscita del metrò. L'imponenza dei 108 metri toglie il fiato che si perde del tutto 257 scalini dopo, quando l'altezza, poco inferiore a quella a cui è collocata la Madonnina, permette di avere la città ai propri piedi. Città viva, Milano: chi corre, chi riposa, chi compra, chi vende, chi le inventa tutte per farsi dare qualche soldo dal turista e chi, ahimè, ci casca. Negozi, colore e artisti di strada, ci si perde e si trova tutto, anche del cibo che costi meno del doppio del prezzo onesto. Camminando avanti sulle strade percorse da Manzoni si torna indietro al periodo degli Sforza, il cui castello, segnato da una Storia fatta di guerra, ospita un cortile ideale per fermarsi ad ammirarlo in pace. Le torri e le mura del castello sforzesco sono progettate per resistere a qualsiasi assedio, anche a quello della modernità, che con l'imminente avvento dell'Expo ha già conquistato la zona di Porta Nuova, non con irruenza, ma facendosi tutt'uno con la natura per portare all'inaspettata armonia di un palazzo progettato come un bosco verticale, o di un laghetto artificiale che riflette insieme grattacieli ed alberi. L'armonia creata dalla sinergia tra natura e progresso crea un'atmosfera di pace pressoché imperturbabile, a meno che di fianco ad un bar non ci sia una classe in gita che si esalta per un'improbabile ma agguerrita partita ad un biliardino per 22 persone.

3BU: gita a Milano del 19 Marzo 2015

Giovanni Giamboni