Il 25 febbraio scorso la mia classe, ovvero la dell'I.T.T. "Carlo D'Arco" di Mantova, è uscita in visita al Mart, museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Giunti al bus sul quale avremmo viaggiato e fatto l'appello per verificare che fossimo tutti presenti, noi ragazzi abbiamo fatto conoscenza con i docenti che ci avrebbero accompagnati: infatti, oltre alle nostre professoresse Vecchi e Antico, docenti rispettivamente di matematica e di religione, c'erano anche la professoressa Morselli, insegnante di storia dell'arte delle classi del triennio, e il professor Previdi, insegnante di fotografia, accompagnato da una sua alunna di quarta superiore, di nome Giulia. Dopo la partenza, avvenuta verso le 8:00 e al termine di un viaggio di circa un' ora e mezza, durante il quale mi sono divertito molto, alle 10:15 eravamo all'entrata del Mart. Come potete vedere dalle immagini, l'entrata del museo è a forma di cupola, una cupola davvero enorme e creata appositamente per far sì che l'ingresso del Mart richiami il Pantheon. Già questa è un'opera d'arte!!! Al centro di questo cupolone si trova un aeroplano utilizzato durante la Prima Guerra Mondiale. Non appena siamo entrati nel salone principale del museo, ho notato delle frasi alle pareti. Queste frasi, come ci ha spiegato la professoressa Morselli, erano state scritte durante la Prima Guerra Mondiale da soldati che avevano combattuto in trincea. Come avrete capito, l'argomento principale di questa mostra al Mart è la Prima Guerra Mondiale, di cui si celebra il centenario, ma non solo: essendo il Mart un museo di arte contemporanea, la mostra ritrae anche i successivi conflitti scoppiati nel mondo. Per prima cosa abbiamo visto delle riproduzioni in scala 1:1 di cavalli uccisi durante le guerre: l'autore ha voluto ricordare i sacrifici compiuti da questi animali nel corso degli eventi bellici passati. Successivamente ho notato una parete nera, a forma di quadrato, che si distingueva bene dal resto del muro che era bianco. Noi ragazzi abbiamo provato a toccarla e ci siamo accorti che era una galleria: dopo esserci entrati, abbiamo provato una sensazione di vuoto pazzesca e a me sembrava di cadere! Abbiamo poi percorso una piccola curva e ci siamo ritrovati davanti un' immagine proiettata, che rappresentava un uomo su una collina, di notte, con il capo chinato. Usciti da questo tunnel, abbiamo letto la didascalia: l'autore Luca Rento ha voluto dare allo spettatore la sensazione di trovarsi in un luogo sacro, immerso nella preghiera, proprio come l'uomo proiettato sul muro. Più avanti, riposte in una grande e lunga bacheca, c'erano delle cartoline risalenti ai tempi della Grande Guerra, che ritraevano in modo satirico i personaggi più importanti a quei tempi. Ovviamente c'erano molti altri oggetti e quadri sul primo conflitto mondiale, ma non mi hanno colpito come le opere che ho citato sopra; mi hanno invece impressionato le opere degli artisti futuristi, come Fortunato Depero, soprattutto perchè l'arte futurista raffigura cose semplici, almeno in apparenza, ma lo fa ricorrendo a tecniche davvero complesse da applicare. Oltre a dipinti e oggetti, c'erano anche foto e video; uno di questi ultimi rappresenta l'orrore della guerra in Iraq, la devastazione dei luoghi, con vista dall'elicottero e mi ha lasciato veramente senza parole. Un'altro filmato mostra come vengono addrestati i soldati in guerra grazie alle nuove tecnologie. Dopo il Mart, abbiamo visitato casa Depero, il futurista cui ho accennato prima, nato il 30 marzo 1892 e morto il 29 novembre 1960; egli fu anche grafico pubblicitario e infatti lavorò per la Campari, nota per le sue bevande. A casa Depero sono conservate tutte le sue opere più belle. Con la nostra guida, di nome Massimo, noi ragazzi ci siamo cimentati in un'attività di laboratorio basata proprio sulla grafica, che è la materia che caratterizza il nostro corso di studi. Il laboratorio è consistito nel disegnare schizzi di opere di Depero che si trovavano in quella stanza, per provare a mettere in moto le nostre capacità di artisti e grafici. Successivamente a ciascuno di noi è stato chiesto di sciegliere una parola che rappresentasse se stesso e di abbinarla alle iniziali del proprio nome e cognome per poi disegnare il tutto, sotto forma di logo, su una spilletta. Finito il laboratorio, il cui scopo era anche farci rendere conto del lavoro che Depero svolgeva ogni giorno, siamo saliti al secondo piano della casa: lì una stanza è completamente ricoperta di tappeti su cui sono ricamate armi e scene di guerra. I tappeti si possono calpestare perchè il progetto si chiama "Calpestiamo la guerra": un'idea geniale! Finita la visita a casa Depero, abbiamo raggiunto l'autobus che, dopo un'altra ora e mezza di tragitto, ci ha riportati a Mantova. Credo che questa uscita al Mart e a casa Depero sia stata fatta per aprirci la mente e per consentirci di confrontarci per la prima volta con i principali concetti utili per il nostro indirizzo di studio. Si è proprio trattato di una gita istruttiva, piacevole e divertente e, se è stata così bella pur essendo la prima, figuriamoci quanto potranno esserlo quelle dei prossimi anni!
Michele Pantani - 1AG