Parità di genere e violenza sulle donne, la chiave è combattere gli stereotipi.

Provate ad immaginare ogni singola persona che ogni giorno passa davanti a voi. Sicuramente è facile distinguere i volti familiari da quelli sconosciuti, come è facile individuare le persone più graziose che immediatamente si distinguono nella folla. Una cosa, invece, non è semplice: individuare gli uomini maltrattanti.

Molto spesso le pubblicità e gli stessi film ci portano a credere che coloro che compiono violenza su altri siano psicopatici o abbiano disturbi mentali gravi.

Nella giornata di martedì 6 marzo si è parlato proprio di questo e il dr. de Pascalis, psicoterapeuta dell’Asl di Modena, ha smentito con insistenza tutto ciò. Infatti, ha spiegato, gli uomini che compiono atti violenti in realtà non hanno nessun disturbo comportamentale e non hanno nessuna "etichetta" che ci aiuta a distinguerli.

Per citare lo stesso de Pascalis "non ce l'hanno scritto in fronte".

Fino ad oggi per combattere la violenza di genere molto si è fatto ma alcuni stereotipi sono rimasti intatti. Ad esempio si pensa che la donna debba assolvere ad una funzione particolare: accudire. L'uomo invece da parte sua deve evitare di riconoscere qualsiasi problema. Un esempio che dimostra questa strana concezione della vita ci arriva dalle mille pubblicità in cui è sempre la donna a prendersi cura del compagno. Ovviamente non sempre le cose vanno per il verso giusto e così ogni cambiamento nella routine quotidiana porta automaticamente ad un accumulo di rabbia.

Lo psicologo in sala ci ha mostrato come in realtà la rabbia non sia un'emozione negativa ma un campanello di allarme che se ascoltato ci aiuta a controllarci. Si passa infatti dall'essere infastidito all'essere irritato, sentendo già una certa sensazione "a pelle"  che ci avverte. Si arriva poi all’apice: la furia. Se da una parte è necessario imparare ad ascoltare tutte le nostre cinque emozioni di base, dall'altra dobbiamo anche respingere le secolari rappresentazioni distorte della realtà. Non possiamo più accettare che su un giornale venga scritto "donna uccisa da un raptus" perché sappiamo tutti che sono gli uomini ad uccidere. Non possiamo nemmeno rimanere indifferenti di fronte a parole come "uomo uccide prostituta”, come se una donna che lavora come prostituta non fosse più un essere umano.

Un aiuto giunge anche dalla legge, come testimonia il magistrato Fabio Roia. Il giudice milanese ribadisce con energia che le leggi per contrastare questo tipo di violenza ci sono, aggiungendo però che questi casi sono molto complessi e intricati. Infatti, come abbiamo già detto, gli uomini maltrattanti a prima vista risultano essere persone normali, molto educate e rispettose. Il magistrato ha sottolineato l'importanza di percorsi di rieducazione che risultano fondamentali per un cambiamento effettivo, sottolineando però l'assoluta importanza di un personale qualificato ed estremamente preparato.

Per combattere giorno dopo giorno l'aumento di questo fenomeno è importante continuare a sensibilizzare la popolazione, partendo proprio dagli studenti che rappresentano il futuro. Attraverso la prevenzione e gli continui sforzi delle persone è possibile cambiare la situazione attuale e ridurre le alte percentuali di violenze e omicidi nei confronti delle donne.

Le foto seguenti documentano alcuni momenti dell'evento del 6 marzo all'Ariston.

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